Una circolare dell’Inps allarga le norme previste per le mamme anche ai papà, divieto di licenziamento e congedo.
Nella circolare 32 del 20 marzo 2023 l’Inps ha spiegato le nuove norme relative alla riforma della maternità proposta dal governo Draghi intervenuto sulla tutela e sostegno alla maternità e paternità e portata avanti dall’attuale esecutivo. Le misure prevedono che il papà non può essere licenziato almeno fino al primo compleanno del figlio, come accade per le mamme.
Durante i primi dodici mesi di vita del bambino, un papà può dimettersi dal lavoro mantenendo il diritto alla NASpI e senza dover per forza rispettare i tempi tradizionali per il preavviso. La riforma inoltre prevede un raddoppiamento del congedo di paternità fino a 10 giorni obbligatori.
Licenziamento e Naspi: le nuove norme per i padri
Il TU, testo unico, che norma la materia prevedeva già il divieto di licenziamento delle madri, prima della riforma questa norma si estendeva al padre nel caso in cui avesse fruito di un congedo parentale alternativo, ovvero se la madre non fosse in grado i prendersi cura del figlio appena nato o nel caso in cui il papà avesse l’affidamento esclusivo.
Con questa riforma il divieto di licenziamento per il papà viene esteso al nuovo congedo di paternità obbligatorio, introdotto dal governo precedente per migliorare la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata per entrambi i genitori. In questo modo mamme e papà godono degli stessi diritti per il primo anno di vita del figlio.
“Il padre lavoratore – si legge nella circolare numero 32 del 20 marzo 2023 – dai due mesi precedenti la data presunta del parto ed entro i cinque mesi successivi, si astiene dal lavoro per un periodo di dieci giorni lavorativi, non frazionabili ad ore, da utilizzare anche in via non continuativa. Il congedo è fruibile, entro lo stesso arco temporale, anche in caso di morte perinatale del figlio”. Nel caso in cui si tratti di parto plurimo, “la durata del congedo è aumentata a 20 giorni lavorativi”.